Manca ormai poco all’udienza finale di questo sofferto processo, iniziato a distanza di sei anni (e nonostante tre tentativi di archiviazione) dai tragici avvenimenti successi a Verona Porta Nuova il 24 settembre 2005.
Infatti, il diciotto gennaio 2013, con la sentenza di primo grado, si concluderà dopo più di sette anni la prima parte di questo lungo percorso civile/giudiziario avvenuto fra l’incredulità, l’indifferenza e -in alcuni casi- la cattiveria dell’opinione pubblica più ignorante e distratta, e contrassegnato da quanto accaduto subito dopo il ricovero di Paolo e da ciò che è emerso grazie alle indagini e durante le numerose udienze: le false testimonianze; le contraddizioni palesi e le versioni inverosimili (ci riferiamo soprattutto a quelle degli appartenenti alle Forze dell’Ordine); i tentativi di depistaggio; le minacce velate; le dichiarazioni allucinanti; le ipotesi più grottesche e diffamatorie; la sicurezza e la tracotanza iniziale di alcuni imputati (trasformatasi poi in lacrime e panico dopo la richiesta di condanna); la in-naturale certezza -nel caso degli imputati- di farla franca; l’evidente responsabilità di chi dirigeva le massacranti cariche; l’efficacia e l’omertà di un sistema -quasi- perfetto e consolidato; l’assenza di scrupoli da parte degli aguzzini di Paolo, nonostante l’irreparabile danno fisico e morale causatogli.
Che Paolo non si sia ridotto in fin di vita da solo o per mano degli Ultras è stato ormai accertato; è un dato inconfutabile e deve essere ben chiaro a tutti, come del resto deve essere chiara l’indiscutibile colpevolezza dei reparti celere presenti quel giorno, sebbene non sia stata ancora decretata la responsabilità individuale.
Nonostante ciò, nessuna scusa, nessuna proposta di risarcimento, nessun “mea culpa” è giunto fino ad ora.
Un processo caratterizzato da tutto questo, ma anche dalla solidarietà di tantissimi cittadini e Ultras italiani presenti prima, durante e dopo le numerose udienze; dalle coraggiose, toccanti e attendibili testimonianze dei cittadini bresciani chiamati a ricostruire l’intera giornata; dalle iniziative trasversali ideate (non solo dal nostro gruppo) per far sì che la vicenda non fosse dimenticata o -peggio ancora- insabbiata; dal lavoro “underground” di una poliziotta capace di ricostruire in maniera perfetta e coscienziosa la dinamica delle varie aggressioni subite dai tifosi del Brescia, e -in particolare- di identificare il reparto celere che avrebbe aggredito vigliaccamente Paolo alle spalle e nonostante fosse in quel momento inerme; dalla caparbia ricerca della verità da parte della famiglia e degli Amici di Paolo; dal lavoro scrupoloso dell’avvocato di Paolo.
Quella di Paolo purtroppo è la storia di tanti, troppi cittadini diventati inspiegabilmente vittime dell’arroganza, dell’intolleranza e della ferocia di un sistema bravissimo a reprimere e incapace di prevenire; italiani -ma non solo- finiti fra le maglie violente di chi lo Stato lo disonora -e di certo non lo difende- magari per un caso accidentale, oppure nel tentativo di difendere i propri ideali, in ogni caso ingiustamente.
Non dimentichiamo mai che quanto successo a Paolo poteva e potrebbe capitare a chiunque: allo stadio, durante una manifestazione, all’uscita di un locale, per strada, nella Caserma o nella Questura più vicine.
Per questo bisogna fermare al più presto tutti coloro che si nascondono dietro un distintivo per agire in maniera meschina e amorale.
Ed è necessario farlo nella maniera più intelligente e civile possibile.
Noi non siamo come loro, ricordiamocelo sempre!
E ricordiamoci anche un’altra cosa: nel caso in cui il diciotto gennaio uscisse -come tanti ormai auspicano- la verità, sarà comunque solo una piccola parte di essa. Infatti, i reati compiuti dai rappresentati delle Forze dell’Ordine quel giorno sono molto di più di quelli che eventualmente saranno riconosciuti agli imputati. Come del resto sarebbero molti di più i celerini coinvolti e responsabili di quanto accaduto quel giorno a Verona Porta Nuova.
Per questo -e per molto altro ancora- la battaglia per Paolo non finirà di certo il diciotto gennaio, e nemmeno dopo gli altri due gradi di giudizio.
Dopo la vicenda di Paolo e dopo tutti questi anni noi non siamo più le stesse persone. Forse siamo migliori, sicuramente siamo più maturi e ancor più determinati, non solo a concludere in maniera dignitosa questo processo, ma anche -e soprattutto- a continuare tutte quelle battaglie necessarie per rendere migliore la nostra società e il nostro “bel” Paese, per far sì che quanto accaduto a Paolo e a tutti gli altri non debba mai più capitare a nessuno.
Non per vendetta, ma per Giustizia, naturalmente…
Giustizia per Paolo, Giustizia per tutti…
Verona – Resoconto e rassegna stampa dell’ultima udienza – 07/12/2012
Visualizza il servizio realizzato da Dodicesimo in Campo: Verona – Udienza 07-12-2012 – Trasferta, requisitoria del PM e richiesta di condanna per i celerini
Leggi una delle lettere scritte da Paolo al Ministro degli Interni
Mercoledi 16 Gennaio 2013
[Fonte: Brescia 1911 ex Curva Nord]
Sezione: Dal mondo Ultras