ULTRAS E VIOLENZA: QUANDO A ESERCITARLA E’ LO STATO. “UN DIBATTITO DA APRIRE E UNA RIFLESSIONE DA CONDIVIDERE”

Il 24 settembre 2005, dopo la partita di calcio Verona-Brescia, la polizia carica i tifosi bresciani sui binari della stazione di Porta Nuova. Paolo Scaroni, un ultras bresciano, viene manganellato con una violenza tale da andare in coma per più di un mese e riportare un’invalidità permanente del 100%.

In seguito alla denuncia di Scaroni e a indagini condotte attraverso verbali modificati e testimonianze insabbiate, si arriva al processo a sette poliziotti del reparto celere di Bologna. La sentenza è attesa per oggi, venerdì 18 gennaio, l’accusa ha chiesto 8 anni di carcere. La storia di Paolo Scaroni riapre la discussione sul fenomeno ultras e le misure repressive messe in campo dallo stato per contrastare la violenza da stadio. Giusi, membro di uno dei gruppi ultras bolognesi e tra i portavoce della curva, esprime il punto di vista di chi è coinvolto dal problema ma ha sempre meno cittadinanza mediatica.

“Fine partita, una partita tranquilla, i bresciani aspettavano il treno per tornare a casa, la polizia ha chiuso completamente la stazione. Paolo Scaroni era sul binario che mangiava un panino e fumava una sigaretta. È partita una carica della polizia, hanno sparato lacrimogeni dentro al treno, hanno spaccato i vetri, ci sono le foto, i vetri erano spaccati dall’esterno per fare uscire tutti dal treno, e man mano che uscivano li hanno massacrati di botte. Le ragazze sono state colpite sul seno e Paolo è stato picchiato e non l’hanno mollato finché non credevano che fosse morto. È stato in coma per molto tempo e tuttora ha un’invalidità permanente, gli hanno cancellato dal cervello vent’anni di memoria, ha riacquistato faticosamente la deambulazione e parte del linguaggio. Il reparto celere che ha caricato era il settimo reparto celere di Bologna in servizio a Verona. I sette poliziotti che sono sotto processo a Verona non hanno mai smesso un giorno di essere in servizio”.

La carica com’è stata giustificata?

“Inizialmente dissero che erano stati i veronesi a caricare i bresciani e che loro erano intervenuti per sedare (una seconda versione della questura parla di occupazione di binari da parte degli ultras bresciani che richiedevano il rilascio di due loro compagni trattenuti, ma tutte le testimonianze sembrano smentire). Le Brigate Gialloblu (ultras veronesi, ndr), cosa senza precedenti, hanno fatto un comunicato in cui dicevano che non erano neanche in stazione. Per fortuna i cellulari hanno ripreso e fotografato tanto. Poco tempo dopo, tifosi da tutta Italia hanno manifestato a Brescia, in piazza Della Loggia sono state proiettate sui muri immagini in cui si vedono poliziotti picchiare le ragazze, le condizioni in cui sono arrivati in ospedale i tifosi coinvolti nella carica. Anche grazie a queste immagini è stato possibile individuare i responsabili”.

Non è la prima volta che gli ultras condannano il comportamento delle forze dell’ordine, mentre buona parte dell’informazione e dell’opinione pubblica attacca gli ultras.

“C’è un dibattito sulla repressione che è partito dallo stadio e che si sta allargando alla società civile. Poco tempo dopo gli ultimi incidenti di piazza (manifestazione studentesca del 14 novembre 2012, ndr) c’era chi invocava la diffida o la flagranza differita anche per i manifestanti, con una richiesta esplicita al ministro degli Interni Cancellieri perché venissero estesi alla piazza i provvedimenti da stadio. La Cancellieri ha preso tempo dicendo che bisognava prima verificarne la costituzionalità Noi siamo rimasti sconcertati perché sono 10 anni che questi provvedimenti vengono applicati allo stadio senza che mai ci venisse data una risposta alle interpellanze che abbiamo fatto sulla loro incostituzionalità”.

Puoi spiegare in cosa consiste la flagranza differita?

“Ti faccio un esempio: tu all’uscita dello stadio vieni visto dalla polizia mentre ti muovi in gruppo verso la curva avversaria, loro ti fanno qualche foto, se valutano che tu stia facendo qualcosa di pericoloso, hanno tre giorni di tempo per venirti ad arrestare. E vai dentro subito, non è che ti viene notificato qualcosa e poi parte una procedura, vieni arrestato come se ti avessero messo le manette colto sul fatto e questa è un’assurdità non prevista per nessun altro reato, fa parte di quei provvedimenti che hanno preso contro la violenza negli stadi. Così se tu guardi alla voce reati di stadio, la maggioranza non sono reati nella società. Se io non sono seduta nel posto che mi è stato assegnato, sono passibile di segnalazione da parte dello steward che lo dice al poliziotto e mi danno una diffida immediatamente. Il problema è che puoi depositare subito una memoria difensiva ma è molto difficile che la diffida decada, potrai andare davanti a un giudice a discuterla, ma sono reati talmente ridicoli che un tribunale ti mette in coda e ti processa tra 10 anni e magari ti assolve perché il reato e ridicolo ma intanto la diffida te la sei fatta tutta e ti rimane”.

Quali sono le vostre richieste?

“Abbiamo chiesto udienza alla commissione parlamentare di riferimento, erano meno informati che mai e hanno preso tempo. Come ultras bolognesi abbiamo dovuto accordarci con altri gruppi che erano nella nostra situazione anche perché sono procedimenti costosissimi che necessitano di avvocati che lavorano solo per te e che siano molto formati sull’argomento. Siamo riusciti ad andare avanti e ad avere anche dei grossi risultati, per esempio è stato riconosciuto che la tessera del tifoso ha degli aspetti illegittimi e sono stati aboliti, non tutti, ma alcuni sì”.

“Inoltre, vorremmo almeno che la diffida, che è una sanzione amministrativa, non venga trattata alla pari di una denuncia con sentenza di condanna. Con l’introduzione della tessera del tifoso se tu hai avuto una diffida in passato perdi automaticamente il diritto di rientrare in qualsiasi stadio per tutta la vita. C’è attualmente un provvedimento temporaneo che parla di retroattività di 5 anni rispetto all’ultima diffida ma è un provvedimento temporaneo, la legge invece che è stata approvata dal Parlamento parla di ‘fine pena mai’. Cosa che non è pensabile perché nemmeno uno con una condanna per omicidio nel momento in cui ha scontato la pena, torni a essere un cittadino come gli altri. Questi reati sono tali solo allo stadio, se tu, qui dove siamo adesso, accendi una fiaccola e vuoi cantare e saltare, non ti succede niente, sei un mattacchione, se lo fai in curva ti becchi una diffida di cinque anni, molto probabilmente con duplice firma ogni volta che gioca la tua squadra di calcio e non entri più nello stadio”.

A volte succede anche altro, ci sono scontri. Cosa dite a riguardo?

“Non parliamo di scontri, perché su quello siamo d’accordo, se io mi scontro con un’altra tifoseria mi assumo le mie responsabilità, vado a violare una legge dello stato, non è consentito dalla legge aggredire un’altra persona. Noi non chiediamo nessuna impunità da questo punto di vista, però su quello che rientra nel reato da stadio un attimo di riflessione ci vorrebbe”.

Venerdi 18 Gennaio 2013

[Fonte: Il Manifesto]

Sezione: Dal mondo Ultras