Multe e Daspo per chi lancia i cori. E’ successo nelle ultime settimane a Cagliari ed a Milano. Questa è l’ultima trovata repressiva dello Stato Italiano nei confronti non tanto degli ultras, ma di un certo modo di fare il tifo. L’ennesima trovata repressiva, l’ennesima idea per svuotare gli stadi, messa in atto da chi dice di “volerci portare le famiglie”. Quale famiglia porterebbe i propri figli a trascorrere una domenica in una caserma fra barriere, tornelli, telecamere, sbirri e finti sbirri in pettorina gialla? Quale famiglia porterebbe i propri figli a vedere una partita noiosa, in uno stadio vuoto, senza il colore degli spalti?
Il calcio italiano ha imboccato da tempo una strada senza via d’uscita, conducendo una cieca repressione ed una guerra senza quartiere al tifo organizzato: se gli ultras ormai si sono impuntati, ed andranno avanti anche senza lanciacori solo per non darla vinta a questi signori, il tifoso “normale”, colui che a parole si vorrebbe salvaguardare, si è stancato da tempo. E non viene più allo stadio, perchè uno stadio senza passione e senza colore (quello che sono gli stadi di oggi) non piace a nessuno. Questi sono i fatti. Poi ci sono quelli che parlano del “modello inglese”: ecco, quelle sono le persone che non hanno mai messo piede in uno stadio e che dovrebbero cucirsi la bocca prima di parlare a sproposito…
Quando successo a Milano, in particolare, è gravissimo ed è configurabile in un vero e proprio “atto dittatoriale”: Polizia che si presenta in forze alla festa di Natale della Curva Sud Milano (dove erano presenti famiglie con bambini), coreografia vietata ai milanisti, l’assurda pretesa di aprire un bandierone gigante in un piazzale pieno di gente e sotto la pioggia seguita dal giustissimo rifiuto dei milanisti. A questo punto anche i cugini hanno voluto solidarizzare, ed abbiamo assistito al derby di Milano più triste della storia, senza coreografie e con le due curve spoglie di striscioni ed in silenzio. Ovviamente non sono mancate le polemiche in merito.
Qui a Padova, la scorsa stagione, i nostri lanciacori furono multati per essersi messi a cavalcioni sulla vetrata e non sulla solita transenna. Il termine tecnico è “violazione del regolamento d’uso dell’impianto”, eppure l’idea era piaciuta, la gente cantava e partecipava maggiormente, nessuno si lamentava. Forse basterebbe solo un pò di buonsenso, di intelligenza, di elasticità mentale. Qualità che non possono esistere in gente abituate solo ad ubbidire agli ordini senza farsi troppe domande…
Una domanda qualcuno però se la dovrebbe pur fare: cosa succederebbe nel momento in cui gli ultras dovessero decidere di abbandonare gli spalti e scendere nelle piazze a dare manforte ai vari movimenti di cittadini e lavoratori che in questi mesi protestano per le condizioni di vita? In fin dei conti negli anni ’70 le Piazze italiane erano bollenti, e molti prefetti e ministri vedevano di buon occhio la diffusione dei gruppi ultras, ragionando che a livello pratico per loro era molto più semplice controllare mille persone nella gradinata di uno stadio che in una piazza. E se oggi si verificasse il processo contrario, con la gente che esce dagli stadi per ricominciare a frequentare le piazze? Fossimo noi il Ministro degli Interni ci rifletteremmo molto bene… Tanto lanciacori o meno, coreografie o meno, gli ultras ci saranno sempre… ma la gente prima o poi finisce col rompersi le balle dei soprusi!
Giovedì 26 Dicembre 2013
Fonte:[Tribuna Fattori]
Sezione:Dal mondo ultras