Occorre «accertare eventuali responsabilità di persone diverse» che hanno causato il decesso del 31enne Stefano Cucchi. In pratica, la procura può riavviare le indagini.
Con queste parole i giudici della Corte d’Assise d’Appello hanno riaperto ufficialmente il caso, che invece sembrava essersi concluso con l’assoluzione (avvenuta il 31 ottobre scorso) di tutti gli imputati (3 agenti della penitenziaria, 6 medici e 3 infermieri). Si legge nelle 67 pagine delle motivazioni della sentenza, depositata ieri, che Stefano «è stato picchiato» ma che sono ancora da individuare gli autori materiali del pestaggio. Per questo, si richiede che gli atti vengano trasmessi alla Procura affinché questa «valuti la possibilità di svolgere ulteriori indagini al fine di accertare eventuali responsabilità». Non escluso, quindi, anche il ruolo dei carabinieri. Proseguono i giudici: «Le lesioni subite dal Cucchi debbono essere necessariamente collegate a un’azione di percosse e, comunque, da un’azione volontaria che può essere consistita anche in una semplice spinta». Una vittoria per la famiglia Cucchi che, nei mesi scorsi, aveva ottenuto la promessa dal Procuratore della Repubblica Giuseppe Pignatone di riaprire le indagini. Il ragazzo era stato arrestato il 15 ottobre del 2009 per droga e, dopo una settimana, era deceduto nell’ospedale Sandro Pertini.
Eppure Ilaria Cucchi (sorella di Stefano) aveva scritto su Facebook prima dell’uscita delle motivazioni e confermato anche dopo il proprio scetticismo: «Ho come la sensazione che comunque con questo fascicolo si faranno indagini per dimostrare che i due pm del primo processo hanno fatto tutto benissimo. Ciò a dispetto dell’evidenza dei fatti sotto gli occhi di tutti». E commenta il Garante dei detenuti del Lazio, Angiolo Marroni: «Le motivazioni della Corte d’Appello sono, purtroppo, l’amara conferma di quello che ho denunciato fin dalle prime ore seguenti la morte di Stefano Cucchi e cioè che la verità andasse cercata anche nelle fasi precedenti la sua presa in carico da parte della Polizia Penitenziaria. Paradossalmente, però, una sentenza di assoluzione può oggi aiutarci a trovare la verità».
Davide Manlio Ruffolo
Martedi 13 Gennaio 2014
Fonte[https://www.leggo.it/]
Sezione: dal mondo Ultras