Perché una partita di calcio dovrebbe essere come andare a teatro e al cinema? Cominciamo col dire ad esempio che chi compra un abbonamento per una stagione teatrale sa dall’inizio in che giorni e a che ora vedrà lo spettacolo e se questo dovesse saltare o cambiare giorno viene rimborsato. Chi acquista un abbonamento per un campionato di calcio, sa che vedrà al massimo 8 partite la domenica alle 15, ovvero orario e giorno per il quale acquista il “prodotto”, per il resto si può giocare il venerdì, il sabato, il lunedì, il martedì, il giovedì e nessuno lo rimborsa se magari in quei giorni non può vedere la partita. Per andare a teatro e al cinema basta pagare, per andare allo stadio, devi fare una serie di slalom, tra biglietterie, banche, documenti, che alla fine esausto, il più delle volte rimani a casa. Chi va a teatro o al cinema non si prende acqua, gelo. Chi va allo stadio sa che più che a un teatro o a un cinema entra in strutture fatiscenti che cadono in rovina.
Ma soprattutto perché equiparare il calcio al teatro?
Il calcio è una fede, amore, che nasce dalla passione popolare, non per niente si “giocava” la domenica unico giorno di riposo dopo sei giorni di lavoro. Il calcio è fatto di rivalità, campanilismi, cosa questo possa accomunarlo a un film o a uno spettacolo teatrale non si riesce a capire.
E c’è molta ipocrisia e ignoranza in giro, alcune partite, ben prima dell’avvento degli Ultras, si sono giocate all’alba per evitare che le tifoserie venissero a contatto.
Non vuol essere questo un articolo che giustifica la violenza ma solo contribuire a ristabilire un minimo di verità. L’indice puntato contro i tifosi serve a coprire le vere malefatte di questo calcio e a distogliere l’opinione pubblica.
Avv. Lorenzo Contucci: Mentre stavo al computer, ieri sera seguivo il sonoro de “Il processo del Lunedì” condotto da Varriale, tanto per sentire qualche cazzata.
A un certo punto il giustizialista commentatore, che aveva ospite l’ineffabile Abete, manda una proiezione del film “la domenica della buona gente”, film del 1953, ambientato in un Roma/Napoli dell’epoca teso a dimostrare il differente clima che si respirava negli stadi.
Sicuramente il cloima era diverso ma comunque lo spezzone aveva:
– tifosi del Napoli che entrano a spinta, incuranti delle forze dell’ordine, portandosi appresso il classico ciuccio;
– tifosi romanisti che entrano con cartelli inneggianti alla Roma ma anche uno con scritto testualmente “v’ammazzamo”;
– insulti reciproci napoletani/romanisti.
I babbei in Studio commentavano con “beh, sì era un altro clima”.
Ricordiamo ad Abete e Varriale:
– entrata a spinta: art 6 bis II comma l. 401/89, superamento indebito di recinzioni.Costituisce reato penale, oltre a meritare il daspo;
– “V’ammazzamo”: art. 2 bis, cartello inneggiante alla violenza. Reato penale più daspo;
– insulti reciproci: oggi “discriminazione territoriale”, punito con chiusura stadio o almeno del settore.
In altre parole, con l’Osservatorio Nazionale sulle Manifestazioni Sportive e la Lega Calcio di oggi, quel film non sarebbe mai stato girato.
Giovedi 17 Ottobre 2013
Fonte:[ https://www.dodicesimouomo.net]
Sezione: dal mondo Ultras