A pochi giorno dal voto anche le “curve” italiane prendono posizione. In diversi stadi di serie A, B e Lega Pro sono apparsi striscioni che recitavano: “TU MI TESSERI IO NON TI VOTO!”
Parte così, in occasione dell’ultima settimana di campagna elettorale l’ultima frontiera di protesta degli ultras che lottano contro la tessera del tifoso, partita ancora prima della sua introduzione.
La tessera del tifoso era stata chiesta a gran voce dalle varie componenti politiche ma si è infranta nella sua stessa inutilità mostrando spesso numerosi limiti.
Oggi come oggi, l’introduzione della t.d.t, ha solo ottenuto solo lo scopo di dividere i tifosi e contribuito a svuotare gli stadi. Alla base della protesta ultras non c’è solo la volontà di eliminare la tessera ma anche un’altra e sostanziale richiesta, che riguarda il famigerato Art.9.
Tale articolo, viene ritenuto dai tifosi , una delle leggi peggiori, in materia di diritto, mai concepite da questo Stato. In passato, nessun partito, tranne i Radicali, ha mai speso una parola sulla tessera.
La tessera, aveva come intento principale quello di escludere i tifosi più caldi dagli stadi per evitare così possibili incidenti al di furori degli stadi, ciò ha portato anche a vietare le trasferte.
L’insensata genialata, nel caso in cui tutte le tifoserie decidessero di tesserarsi, risulterebbe quindi vana. Basti pensare che neanche l’Inghilterra, che negli anni passati ha vissuto anni bui per la violenza nel calcio, non ha mai adottato provvedimenti di chiusura delle trasferte. Di per sé, i voucher (cioè gli abbonamenti per un certo numero di partite) sarebbero il rimedio alla tessera stessa. La sottoscrizione del voucher prevede, però, prima il pagamento di dieci partite casalinghe e poi, solo in un secondo momento, il rilascio del diritto di trasferta. Giunti a questo punto, dovremmo però porci delle domande, il calo di pubblico è una risposta alla violenza? L’impossibilità di trovare biglietti è una risposta alla violenza? La fidelizzazione ad una banca è la risposta alla violenza?
Molto probabilmente no!
Eppure non sembra passato molto tempo da quando gli ultras ci regalavano spettacolo attraverso le curve con il tifo, le coreografie, e il colore. Gli stadi sono diventati un lontano ricordo di quelli che conoscevamo e d’altronde le trafile infinite per prendere un biglietto, il triplo filtraggio, il metal detector e le partite a porte chiuse di certo non aiutano chi allo stadio ha voglia di andare.
Si sa, gli ultras sono duri a morire e lotteranno fino alla fine per sopravvivere e tramandare quegli ideali d’amicizia, solidarietà, passione e voglia di vivere la vita in maniera diretta.
La loro iniziativa forse, politicamente condannerà qualcuno e premierà altri ma di certo non verranno date indicazioni di voto da parte dei vari gruppi. Tanti forse continueranno a chiedersi perché gli ultras continuino a fare i km e a spendere soldi per rimanere anche fuori da uno stadio o per tentare di vedere la partita da chissà quale posto. Forse perché ancora credono in qualcosa, forse da illusi o da inguaribili sognatori, forse perché credono ancora che sia un diritto poter dire ognuno la propria. Forse, continueranno a farlo perché continueranno a credere che l’aggregazione si può fare dentro e fuori dagli stadi e che gruppo vuol dire amicizie, condivisione di valori e di libertà che non sarà certo una tessera a decretare. Gli ultras danno fastidio perché diversi. Diversi da chi prova a mettere davanti ad una partita di pallone il ricatto premeditato alla loro libertà. hubmagazine.it
Giovedi 21 Febbraio 2013
[Fonte:Hubmagazine]
Sezione: Dal mondo Ultras