La catarsi dei media, della politica e della società “perbene” italiana.
Arriva puntuale, in determinate stagioni, proprio come l’influenza. O come una moda che periodicamente ritorna. Parliamo della campagna di criminalizzazione del mondo delle curve italiane scatenata il 3 maggio, data della finale di Coppa Italia Napoli – Fiorentina. Abbiamo già scritto su come i media hanno dimostrato maggiore irresponsabilità dei tifosi nel raccontare, con una incredibile e imbarazzante quantità di falsità, una giornata piena di tensioni. Poi sono stati i giorni dei processi pubblici sui giornali cartacei e online e nei talk show (Giletti imbattibile nel festival del luogo comune). Sul banco degli imputati, senza diritto di replica e difesa, è finito il variegato mondo delle curve. Gli ultras: il male assoluto, la causa di tutte le sventure dell’italica società. Noi de La Gazzetta Palermitana.it non ci siamo uniti a questo coro stonato.
Fin da piccolo ho sempre provato molta diffidenza nei confronti di quanti tracciano una frettolosa linea divisoria tra buoni e cattivi, senza alcuna possibilità di analisi, di approfondimento e di critica. Spesso i professori alla lavagna dell’argomento in questione ne sanno poco, molto poco. Qui nessuno vuole fare l’avvocato difensore delle curve. Chi conosce il mondo ultras sa quanto esso non ami i salamelecchi. Vogliamo soltanto rilevare come sia in atto in Italia una corale azione di purificazione attraverso la criminalizzazione delle curve.
In psicoanalisi si chiama “catarsi” che l’enciclopedia Treccani definisce così: “processo di liberazione da esperienze traumatizzanti o da sistemazioni conflittuali, ottenuto attraverso la completa rievocazione degli eventi responsabili, che vengono rivissuti, a livello cosciente, sia sul piano razionale sia su quello emotivo (abreazione)”. La messa in scena della demonizzazione delle curve serve all’intera società italiana per lavarsi la coscienza dalle sue colpe.
Il mondo ultras è violento. Eppure siamo nel Paese dei femminicidi, soprattutto tra le mura domestiche, delle morti provocate da risse per futili motivi, dei mostri che puntualmente appaiono nelle nostre città, dai morti sul lavoro causati spesso dall’incuria dei datori di lavoro. Per non parlare di certi sadici picchiatori che non portano al collo una sciarpa ma indossano una divisa per conto dello Stato. Risposta alla provocazione: non tutti gli agenti sono mele marce. Nuova provocazione: non tutti i frequentatori delle curve sono mele marce.
Il mondo ultras è infiltrato dalla criminalità organizzata. Siamo nel Paese dove la “mafia spa” è la prima azienda più produttiva con utili pari a cinque manovre finanziarie. L’economia è infiltrata, la politica è infiltrata, persino le confraternite religiose (come dimostra un recente fatto di cronaca a Palermo). Insomma perché stupirsi per la presenza in curva di parenti di boss nel Paese di mafiopoli?
Il mondo ultras è corrotto per via delle scommesse illegali e le manipolazioni delle partite. Non mi sembra che la corruzione in Italia sia una novità da circoscrivere agli stadi ed al tifo organizzato.
Mettere in scena gli “orrori” provocati dagli ultras, spesso ingigantiti e non contestualizzati, sembra servire a tutti per lavarsi la coscienza. Come se noi tutti fossimo esenti da quei mali. Ironia della sorte, a puntare il dito contro quegli “avanzi di galera” sono proprio i settori della società che hanno tanto da farsi perdonare. Criminalizzare gli ultras per illuderci che il male del nostro tempo possa essere recintato senza alcuna contaminazione.
Il mondo delle curve è più semplicemente lo specchio della società, nelle sue facce migliori e peggiori. Chi vuole parlare di questo mondo deve conoscerlo dall’interno perché troppo complesso per affibbiargli banali categorie. Nelle curve (come nel resto della società) troverete un coacervo di pulsioni spesso contraddittorie: onore e infamia, passione e psicosi, violenza becera e cavalleria di altri tempi, solidarietà e avversione. E se invece di avventurarci in superficiali analisi, tipiche di trasmissioni come L’Arena, scomodassimo qualche grande pensatore contemporaneo scopriremo perché le curve sono un micidiale polo di attrazione per i giovani. Nel nostro tempo della “società liquida”, descritta dal grande sociologo Zygmunt Bauman, l’uomo postmoderno cerca corpi solidi a cui legarsi. Le curve forniscono un naturale immaginario identitario (i colori sociali, la territorialità) che la società globalizzata nega con una violenza subliminale. Sono processi e dinamiche sociali di “resistenza identitaria”, delineate da un altro gigante del pensiero sociologico quale Manuel Castells, che prendono forme incontrollabili. Sono tutte tematiche delicate e complesse che certo giornalismo attrezzato culturalmente solo per commentare il Grande Fratello, o la classe politica che (da una parte e l’altra) sfoggia personaggi come Scajola e Genovese, non sono in grado di capire.
Se qualche “novello solone” provasse a conoscere il folle e variegato mondo delle curve cambierebbe idea. Alcuni conoscendo i lati più negativi odieranno ancora di più gli ultras, altri inizieranno a comprendere le reali dinamiche di questo ambiente rischiando di provare qualche colpevole simpatia. Di riflesso, sicuramente, spegnerebbero la tv alla vista di Giletti.
Un tedesco, tale Johann Wolfgang Goethe, scriveva: “non si possiede ciò che non si comprende”.
Mauro La Mantia.
Lunedi 19 Maggio 2014
[Fonte: Gazzetta Palermitana]
Sezione: Dal mondo Ultras