LA PERICOLOSITA’ DEI SARDI DI MONTAGNA

La curva della Juventus resterà chiusa per due turni perché domenica i tifosi bianconeri hanno cantato cori contro i napoletani. La metà delle curve di serie A sono pronte a “saltare” alla prossima occasione perché già sanzionate per discriminazione territoriale e quindi recidive.
Cosa sia esattamente la discriminazione territoriale ancora nessuno lo sa con certezza. Anzi, ognuno ha la sua interpretazione.
Tutto è partito dalle Regole disciplinari dell’Uefa approvate la scorsa estate, in cui si punta il dito contro «chi insulta la dignità umana di una persona o di un gruppo di persone in qualsiasi modo, inclusi il colore della pelle, la razza, la religione o l’etnia».
La Figc ha modificato il proprio codice di giustizia sportiva in maniera piuttosto curiosa, allargando il campo delle interpretazioni: «Costituisce comportamento discriminatorio – c’è scritto nell’articolo 11 -, sanzionabile quale illecito disciplinare, ogni condotta che, direttamente o indirettamente, comporti offesa, denigrazione o insulto per motivi di razza, colore, religione, lingua, sesso, nazionalità, origine territoriale e/o etnica, ovvero configuri propaganda ideologica vietata dalla legge o comunque inneggiante a comportamenti discriminatori».

Domenica il presidente della Lega Pro, Mario Macalli, a proposito dei fatti di Salerno, ha pronunciato la seguente frase: “Come si fa a far arrivare 200 tifosi sotto l’albergo della Nocerina? Me lo spieghi, il questore. Altrimenti venga trasferito sulle montagne sarde”.

Un trasferimento del questore nelle (non meglio identificate) montagne sarde sarebbe dunque la giusta punizione per chi non fa bene il proprio mestiere.
In altre parole, Macalli sostiene che chi popola le montagne sarde, zone notoriamente invivibili, sia un delinquente, e venire deportato in quelle lande desolate sia una punizione particolarmente severa, ideale per chi ha fatto qualcosa di sbagliato. Un’idea interessante, tutt’altro che retrograda e che si fonda certamente su fatti storici documentati e su esperienze dirette che l’esimio presidente della Lega Pro ha maturato nei suoi innumerevoli viaggi nell’isola.

C’è solo un grosso problema che riguarda noi sardi, un tarlo che da due giorni non riusciamo a toglierci dalla mente: non è infatti chiaro se Macalli si riferisca in particolare alle zone di Nuoro (549 metri sul livello del mare), Aritzo (796 m s.l.m.), o Desulo (ben 890 m s.l.m., sicuramente un posto pericolosissimo). E perché non Burcei (648 m), che si trova oltretutto vicinissimo al massiccio dei Sette Fratelli? Sono certamente esclusi dalle zone a cui fa riferimento Macalli gli abitanti di Oristano (appena 5 m s.l.m.) e Olbia (10 m), mentre per Cagliari e Sassari – città piuttosto estese, su un territorio irregolare – il problema non è di poco conto: se Stampace e “Sassari vecchio” sono luoghi sicuri e incontaminati, cosa dire dei rioni di Castello e Carbonazzi, che si trovano nelle stesse città ma in zone collinari? E Monte Rosello e Monte Urpinu, che monti non sono ma hanno un nome che suona così sinistro?

Non vorrei mai utilizzare questo blog per scopi personali, ma abitando al centro storico di Sassari (oltre 300 m s.l.m.) avrei bisogno di una risposta chiara che riguarda me e i miei zii, che invece risiedono in periferia, sulla strada che si inerpica pericolosamente per Osilo (oltre 400 m s.l.m., e ci sono addirittura i tornanti!).

Il signor Macalli li considera o no luoghi in cui manderebbe un cattivo questore a espiare le sue colpe? Mio zio si deve aspettare che da un momento all’altro un pessimo questore bussi alla sua porta?
Ce lo faccia sapere, a noi sardi, perché stiamo davvero fremendo.

Nel frattempo, dato che è stata inventata la discriminazione territoriale, se la legge è ancora uguale per tutti, fateci una cortesia: chiudete per un turno gli uffici della Lega Pro. Con Macalli dentro.

Martedi 12 Novembre 2013

[FONTE: Sini-Sassari]

Sezione: dal mondo Ultras