LECCE – Si è concluso con un’assoluzione piena il lungo calvario giudiziario di Riccardo Pagliara, 24enne leccese, incensurato, che ha dovuto attendere oltre due anni prima che un giudice lo riconoscesse estraneo ai fatti contestati. Al 24enne era stata inflitta anche una diffida di un anno, senza obbligo di firma, dal presentarsi sugli spalti nel corso delle manifestazioni sportive. Al centro della vicenda, lo striscione esposto per diversi minuti in Curva Nord il 25 novembre 2012. Durante il primo tempo di Lecce-Reggiana, nel tempio del tifo salentino, erano emerse due imponenti strisce di carta accostate in modo tale da ricomporre una frase: “Speziale innocente, adesso diffidateci tutti”. Da qui la contestazione della violazione della legge che vieta “l’introduzione e l’esposizione di striscioni che comunque incitino alla violenza o che contengono ingiurie o minacce”.
Vi è un antefatto: la domenica precedente, un calciatore della Nuova Cosenza, Pietro Arcidiacono, dopo un gol, sollevando la casacca, aveva esibito una maglia inneggiante alla non colpevolezza di Antonino Speziale, uno dei due giovani catanesi che rispondono di omicidio preterintenzionale per la morte dell’ispettore di polizia Filippo Raciti. Il tragico episodio avvenne a Catania il 2 febbraio del 2007, nel corso di accesi scontri fra tifoserie, a margine del derby che gli etnei disputarono quel giorno con il Palermo. Per quel gesto, il calciatore ha subito una pesante sanzione: diffida di tre anni e squalifica di otto mesi.
Domenica 25 novembre, anche in altri stadi italiani erano apparsi striscioni più o meno simili, e che facevano seguito alla conferma in cassazione della sentenza a carico di Speziale. A Bergamo e a Milano – sponda Milan –, per citare due casi, gli ultras si erano spinti pure oltre, riferendosi anche all’altro imputato, Daniele Micale (che, per la cronaca, ha ricevuto la condanna più pesante, a undici anni, rispetto agli otto di Speziale, e per il quale è stato giudicato inammissibile il ricorso).
Nei confronti di Pagliara il Tar di Lecce aveva rigettato il ricorso e revocato il beneficio del cosiddetto gratuito patrocinio ritenendo la domanda appariva manifestamente infondata. Inoltre, nel lungo iter giudiziario ha perso il posto di lavoro conquistatosi onestamente e faticosamente per anni.
“Non vi è prova – spiega il legale di Pagliara, l’avvocato Giuseppe Milli – che l’imputato fosse l’ideatore e non, come era, il mero esecutore dell’esposizione dello striscione (non a caso non è contestata la fattispecie di cui all’art 6 della legge 401/89). A nulla rileva, ai fini della sussistenza della ipotesi di reato contestata, il fatto che un cittadino avesse esposto uno striscione civile in segno di solidarietà nei confronti di un detenuto. Non vi è in questo alcuna istigazione a violare leggi di ordine pubblico”.
Vi sono, nella storia recente, casi analoghi: da Priebke al comitato “Se fossero innocenti” per Mambro e Fioravanti, ad Alfano che protesta fuori il Tribunale di Milano per Berlusconi, e Sallusti. Una sentenza di un giudice deve essere osservata e rispettata ma può essere criticata.
“Occorre invece – prosegue la difesa – soffermarci se il Pagliara avesse voluto istigare qualcuno a violare una norma di legge di ordine pubblico o anche a mettere a repentaglio l’ordine pubblico costituito. Il teste Negro ha riferito che prima, durante e dopo la gara Reggiana-Lecce non è successo assolutamente nulla in tal senso”.
Secondo la difesa la vicenda andava collocata in un contesto ben più complesso: a cominciare da quanto accaduto in precedenza a Cosenza durante la gara di calcio Cosenza-Sambiase allorché il giocatore Salvatore Arcidiacono , teste della difesa dell’imputato nel processo odierno al quale vi è stata rinuncia in quanto fatto comunque provato documentalmente, aveva dopo un gol esposto una maglietta con scritto “Speziale innocente. Il calciatore, amico di famiglia dello Speziale, era stato addirittura sottoposto a Daspo, poi prontamente annullato dal Tar. Le curve italiane avevano protestato con striscioni in solidarietà ad Arcidiacono. Infine, tutti i soggetti che sono stati indagati per fatti analoghi a quello di Pagliara non sono giunti nemmeno al vaglio dibattimentale (archiviazioni del gip del Tribunale di Milano).
“Chi aveva ideato lo striscione a Lecce – commenta l’avvocato Milli –, e certamente non il Pagliara, non voleva contestare “il sistema Giustizia”, altrimenti avrebbe coinvolto il coimputato Micale, ma solo aderire ad una manifestazione di solidarietà verso Arcidiacono.
La sentenza odierna dunque, al di là di aver dimostrato l’assoluta estraneità dell’imputato ai fatti contestati, riaccende una nuova importante diatriba sul labile confine tra libertà di espressione e pensiero e l’applicazione di alcune leggi vigenti, su cui fondamentale si dimostra l’interpretazione degli organi inquirenti. “
Mercoledi 14 Gennaio 2015
Fonte:[https://www.lecceprima.it/]
Sezione: dal mondoUltras